Confermata questa modifica INPS per i pensionati: riguarda l’assegno

L’INPS applicherà un’importante modifica al calcolo dei trattamenti pensionistici. La novità è attesa per gennaio 2026.

Nessuna incertezza: l’INPS ha già confermato l’applicazione di un nuovo meccanismo di calcolo delle pensioni, previsto dalla normativa vigente e basato sulle stime contenute nel DEF, il Documento di economia e finanza 2025.

Il logo nell'INPS su una vetrata di un ufficio
Confermata questa modifica INPS per i pensionati: riguarda l’assegno (Foto: AnsaFoto) – meteorete.it

Si tratta sostanzialmente di mettere in atto le novità introdotte dal sistema riformato nel 2025, pensato per essere più equo. Negli aumenti, le percentuali si applicheranno per scaglioni, e non più sull’intero importo. Tutto ciò per evitare penalizzazioni per chi supera anche di poco le soglie.

Dopo che la Corte Costituzionale è stata coinvolta per valutare la legittimità del vecchio sistema a fasce rigide, la modifica è diventata ufficiale anche per l’INPS. In concreto, i pensionati potranno godere di un aumento medio pari a 300 euro annui.

L’aumento è legato al meccanismo della perequazione, ovvero all’adeguamento automatico degli importi pensionistici all’inflazione. Per perequazione si intende quel sistema utile a garantire il mantenimento del potere d’acquisto delle pensioni nel tempo.

Ogni anno, dunque, l’istituto di previdenza sociale rivaluta gli importi delle pensioni in base all’andamento dell’inflazione rilevato dall’ISTAT.

Modifica alle pensioni nel 2026: l’INPS approva la nuova perequazione

Nel 2025 l’inflazione dovrebbe chiudere intorno al 2,5%, in crescita rispetto all’1,7% registrato nel mese di agosto. Tale valore dovrebbe comportare un aumento medio di circa 20–25 euro mensili, da cui derivano gli oltre 300 euro annui garantiti a molti pensionati.

La busta della pensione e, in background, la sigla dell'INPS
Modifica alle pensioni nel 2026: l’INPS approva la nuova perequazione – meteorete.it

Il nuovo sistema di perequazione introdotto nel 2025 è progressivo, e per questo più equo rispetto al passato. Si parte dalla fascia di pensione rispetto al minimo INPS, a cui si abbina la percentuale di rivalutazione.

Per le pensioni fino a quattro volte il minimo (cioè 2.466 euro), la percentuale è del 100%. Poi, per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo, la percentuale è del 90%. Per le pensioni oltre cinque volte il minimo, si scende al 75%.

In base a tali parametri, chi percepisce 1.000 euro al mese, con la modifica apportata dall’INPS, potrebbe cominciare a incassare circa 1.025 euro mensili da gennaio 2026.

Ovviamente, lo Stato dovrà sostenere una spesa importante per finanziare questi aumenti: si parla di uno sforzo pari a 5 miliardi di euro.

C’è poi un’altra importante novità per il 2026. Per chi accede alla pensione di vecchiaia con il sistema contributivo (cioè senza contributi versati prima del 1996), l’importo minimo della pensione dovrà essere almeno pari all’assegno sociale.

Nel 2026, l’assegno sociale salirà a circa 547,84 euro mensili, cioè a 7.121,92 euro annui. Di conseguenza, sarà più difficile raggiungere la soglia minima richiesta.

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