Il lavoro da casa non è più un’utopia: ora lo Stato premia le aziende con 8.000€ se accettano lo smart working.
Il divario è questo: le aziende, in media, lo smartworking non l’hanno mai amato. Nonostante sia stato presentato come il futuro del lavoro, per molti datori ha sempre rappresentato una sorta di minaccia: meno controllo, meno contatto diretto, la paura che la produttività cali appena spento il badge. Eppure, dall’altra parte, la realtà è diversa. Per chi ha una famiglia, vive lontano dall’ufficio o vuole recuperare tempo, lavorare da casa cambia davvero l’equilibrio della propria vita.

E siamo arrivati ad oggi, dopo anni di dibattiti sulle stesse medesime ragioni – e con una pandemia che ha dimostrato quanto questa modalità sia non solo possibile ma spesso più efficace – oggi è lo Stato a voler rompere gli ultimi indugi. Vuole convincere i datori e spingere i dipendenti a chiedere di più. E lo fa con un incentivo che suona più come un vantaggio reale per l’impresa.
Sì, perché oggi si può chiedere al proprio datore di attivare lo smart working, anzi persino il full remote, cioè lavorare da casa. In cambio, lo Stato riconosce fino a 8.000€ all’anno. Ma come funziona davvero?
Come funziona il bonus smart working e quali sono le condizioni
Prima di fare il classico elenco da guida, facciamo un esempio reale; perché spesso è il modo migliore per capire come funziona questa misura. Gino ha 37 anni, lavora da anni in un’azienda di marketing con contratto a tempo indeterminato e sogna di lasciare la città per trasferirsi in un borgo di montagna con meno di 5.000 abitanti. L’aria pulita, ritmi più lenti e una casa più grande sarebbero perfetti per la sua famiglia, ma il suo capo non ha mai visto di buon occhio lo smart working.

Questa volta, però, Gino ha un argomento forte: se l’azienda gli permette di lavorare da remoto, potrà ottenere un esonero contributivo fino a 8.000€ l’anno per due anni. In pratica, lo Stato non paga il dipendente, ma riconosce uno sconto sui contributi all’impresa, rendendo la scelta conveniente anche dal punto di vista economico.
Per accedere al beneficio, però, devono esserci alcune condizioni precise: il lavoratore deve avere meno di 41 anni, essere assunto a tempo indeterminato, trasferire la residenza da un comune non montano a uno montano e poter lavorare interamente da remoto (full remote).
La misura è stata introdotta con la Legge n. 131/2025, pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed è attiva dal 2026. Nei due anni successivi l’incentivo scenderà al 50% (massimo 4.000€ l’anno) e nel quinto al 20% (massimo 1.600€). Inoltre, è previsto anche un credito d’imposta del 60% per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili nei comuni montani e, per insegnanti e sanitari, fino a 2.500€ annui di rimborso sull’affitto.
Morale della favola? Gino, oltre a migliorare la propria vita, può trasformare la sua scelta in un vantaggio concreto anche per l’azienda – e se il vantaggio è da ambo i lati, si sa, è tutto più semplice. E come lui, potranno farlo moltissimi lavoratori.