Nel Passo di Forca d’Acero la natura regna sovrana: niente affollamenti, un posto magnifico

Questo itinerario riesce a racchiudere in pochi chilometri tutta l’anima di due regioni italiane – e in questa stagione è semplicemente meraviglioso.

Cosa c’è di meglio che trascorrere un weekend autunnale in un luogo circondato dal foliage rosso e giallo, pronto a regalare quell’atmosfera calda proprio quando il caldo, piano piano, diventa un ricordo dolce? Per gli amanti della natura è davvero rigenerante. E farlo in un luogo dove gli aceri – in particolare i montani e i ricci – fanno da cornice, beh, significa che forse abbiamo scelto il posto giusto.

Forca d'Acero
Nel Passo di Forca d’Acero la natura regna sovrana: niente affollamenti, un posto magnifico – meteorete.it

Questo luogo di cui stiamo per parlare si chiama Forca d’Acero e, contro ogni allusione, non c’è nessuna forza misteriosa o riferimento bellico. Il nome deriva dal latino furca, che indicava un valico o passo montano a forma di V, proprio come una forcella naturale tra due rilievi.

Ed è proprio quella V ad attirare ogni anno moltissimi visitatori, soprattutto in autunno: gli stessi che cercano pace, ma vogliono anche provare l’ebbrezza di attraversare due regioni senza autostrada – e senza fare troppi chilometri. Il tutto passando tra borghi di pietra, parchi suggestivi e curve che portano fino a 1.500 metri d’altitudine.

Forca d’Acero, quando il confine regala più di una sorpresa

Anche se molte persone non lo sanno (compresi chi abita nelle vicinanze), c’è un punto, lassù tra le montagne dell’Appennino centrale, dove il Lazio e l’Abruzzo si stringono la mano. È il Passo di Forca d’Acero, una strada che non è solo una strada, ma un piccolo viaggio dentro l’Italia che resiste al cambiamento, quella dei borghi di pietra, dei boschi che profumano di pioggia e legna bruciata, e dei panorami che ti fanno rallentare anche se sei in auto.

San Donato Val di Comino Lazio
Forca d’Acero, quando il confine regala più di una sorpresa – meteorete.it

Per un itinerario di tutto rispetto si parte da San Donato Val di Comino, nel cuore della Ciociaria (quello nella foto sopra): un borgo medievale che guarda la valle come se la proteggesse da secoli. Secondo noi è importante questa tappa proprio a livello rigenerativo, perché qui si respira silenzio, ma quello buono, quello che fa spazio ai rumori della vita vera: le campane, i passi sulla pietra, il vento che sposta le foglie. Poi la strada sale, curva dopo curva, tra faggete e vallate che si aprono all’improvviso.

E mentre il verde si fa più intenso, la temperatura scende (quindi copritevi) e il mondo cambia. A 1.500 metri d’altitudine si arriva al valico, circondato dal prima citato tappeto di aceri e faggi che in autunno sembrano incendiarsi.

Da qui si scende verso l’Abruzzo, dove ti accolgono Opi e Civitella Alfedena, due borghi davvero suggestivi che meritano tutta la fatica fatta – e per gli amanti della cucina, sì, in entrambi si mangia davvero bene. La loro bellezza poi sta nelle case addossate l’una all’altra, i vicoli che sanno di camini accesi, e quella sensazione di essere nel posto giusto, anche solo per un giorno.

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