Il testamento Armani racconta chi era lo stilista: un uomo che ha saputo costruire un impero, circondandosi di persone fidate.
Armani amava l’arte, il design e anche il lusso. E che ha voluto che questa sua sensibilità verso il bello potesse perdurare anche dopo la sua fine. Per questo il suo testamento non riguarda solo un’eredità materiale: il lascito ha un evidente valore storico e culturale.

Nel settembre del 2025, Giorgio Armani, il re della moda italiana, si è spento all’età di novantuno anni. E ha lasciato dietro di sé un impero economico, già ripartito fra gli eredi attraverso un testamento che assomiglia a un manifesto di stile, a un memorandum sugli affetti e la visione del mondo del grande stilista.
Armani ha redatto due testamenti. Il primo riguarda la sua azienda, la Giorgio Armani S.p.A., che è passata alla Fondazione da lui stesso creata, insieme a dei dettami: chi guiderà il marchio dovrà seguire alcune regole stilistiche e morali. Il secondo testamento è più intimo. È il catalogo delle sue volontà sui beni materiali, che rappresentano le sue passioni.
La sua residenza milanese, un palazzo con più di cento stanze, andrà in usufrutto a vita a Leo Dell’Orco, il braccio destro e compagno di una vita dello stilista. Gli arredi e gli ornamenti, anche quelli non di valore, non dovranno essere rimossi. Secondo la volontà di Armani, dovranno restare lì, come in una scenografia teatrale, finché Leo vorrà viverci.
Tra le opere di valore ci sono un Matisse, un Warhol, dei tappeti giapponesi e delle statue di bronzo. A Leo è andato il ritratto di Andy Warhol. A Rosanna, la sorella del defunto, finiranno una tela del Matisse, una foto di Man Ray, un tavolo di Sottsass e un secretaire cinese. Alla nipote Roberta andranno due paraventi giapponesi e dei cavalli in terracotta. Ogni oggetto è precisamente descritto nel documento testamentario. Ed è come se lo stilista avesse voluto ribadire l’importanza del lascito.
Colpo di scena nel testamento di Giorgio Armani
Le auto d’epoca saranno divise tra Dell’Orco e Michele Morselli, amico fraterno dello stilista e amministratore delegato de L’Immobiliare Srl. A Morselli andranno pure dei tavoli pregiati, alcune poltrone di grande valore e degli oggetti di design.

E poi c’è il colpo di scena: lo yacht. Lo stilista ha deciso di non lasciare la sua lussuosa imbarcazione a una sola persona. Il bene sarà condiviso. Leo Dell’Orco potrà disporne per quattro settimane all’anno. Morselli e famiglia per due. La proprietà resterà invece a L’Immobiliare Srl, controllata dalla sorella e dai nipoti.
Come succede sempre più spesso, il diritto d’uso è dunque separato dalla proprietà. E il megayatch Main sarà dunque a disposizione degli eredi per sei settimane all’anno. Poi potrà essere concesso a noleggio solo dai nuovi proprietari.
Alle pronipoti Margherita e Maria Vittoria, Armani ha lasciato un milione e mezzo ciascuna. Soldi che dovranno però confluire in un trust.